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Donatella Bizzotto

Carissima me


Carissima, oggi mi ha fatto molto piacere incontrarti mentre passeggiavi con tuo marito e il vostro piccolo cane. Mi sei sembrata serena e con la tua solita energia conciliante, che si accompagna alla morbidezza dei chili che hai accumulato nel tempo e che ti tieni stretti ‘come cari amici’. Ti è sempre piaciuto prenderti in giro. Sì, molto meglio essere sempre se stessi, con leggerezza e un po’ di autoironia. Sarebbe tremendo scoprire solo alla fine, quando non si ha più tempo, che tutti, proprio tutti, abbiamo pure dei difetti. Ma ti ho apprezzato soprattutto nei momenti più duri, quando sarebbe stato facile lasciarsi andare e hai reagito intensificando il tuo senso morale così da mantenere forte la speranza.

Dacché ci conosciamo, abbiamo in comune lo stesso modo di osservare il mondo e di vivere la vita; ricordo bene le tappe che hanno distinto ogni tuo decennio:

  • nel primo iniziasti a vedere chiaramente il punto di vista degli altri;

  • nel secondo, epoca di grandi cambiamenti, di conquiste sociali e di affermazioni di diritti, rispondesti all’imperiosa esigenza interiore di trovare risposte ai misteri del mondo ridefinendo la meta in molte tue forme, tra cui il tuo modo di essere ostetrica;

  • nel terzo tu e tuo marito concretizzaste l’idea di famiglia con la nascita di Alice;

  • nel quarto continuasti l’approfondimento del tuo percorso per rispondere ai cambiamenti politici, culturali e sociali iniziati negli anni 90 che ancora oggi si riflettono nella nostra vita: la caduta del Muro, le guerre del Golfo e nei Balcani, la nascita di Internet, le migrazioni…

  • il quinto è stato l’età dei bilanci della tua vita e delle nuove esperienze: nel campo dell’editoria digitale e poi Basta aver paura dei cani!, e te ne sei preso uno;

  • nel sesto hai iniziato il tuo terzo tempo, con un po’ di timore ma anche voglia, e molta molta curiosità.

Arrivate qui, carissima, sono combattuta tra due intenzioni. Da una parte vorrei raccontarti le mie esperienze nel settimo decennio che tu non hai ancora vissuto: le mie paure - che voglio vivere senza diventare lamentosa, o senza senno, o incattivita – e le mie aspirazioni - che vorrei continuare a gioire dell’incontro con persone provenienti da altre esperienze di vita, che abbiano età, aspettative e interessi diversi -. Ma dall’altra non vorrei arrivare a portare me stessa come esempio, alla maniera di certi vecchi che propongono le proprie scelte come misura di ciò che è giusto. A questo punto mi fermo qui, lasciandoti libera e curiosa. Prima, però, voglio ricordarti una cosa: nei sogni non si è mai vecchi.

Io a 10, 20, 30, 40, 50, 60 anni e la fata che vorrei essere a 70 e oltre.

Io a 10, 20, 30, 40, 50, 60 anni e la fata che vorrei essere a 70 e oltre.

Mi piace sognare!


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